Lunario d'estate Edizioni Agea, Napoli, 1986
.… "Lunario d'estate" è l'opera di un poeta "irregolare" (ma sono mai regolari i poeti?) che vive e concepisce il verso in maniera assai personale. Intanto è un poeta della memoria, come se soltanto attraverso il ricordo riuscisse a possedere o meglio ancora a capire gli avvenimenti, gli episodi della storia e dell'esistenza. Sarebbe fin troppo facile evocare qui precedenti, ascendenze o filiazioni
(Cardarelli, Salinas, Caproni, ecc.). Il dato certo è che la vita sfugge mentre viene vissuta e soltanto "dopo" è possibile possederla realmente. Ma il "dopo" può significare anche che è tardi, quando le occasioni si presentano sfiorite, adultere, col segno triste della sconfitta. Si potrebbe pensare ad un crepuscolarismo
alla Corazzini, tutto consapevole e sofferto.
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Si veda la "Lettera ad un amico" laddove il senso del "già vissuto", del
pretermesso, del consumato appare come la cifra esistenziale di un destino compromesso che si "riscatta" nella conquista di una memoria "proustiana", non effimera e caduca. Perché il senso è questo: la memoria non solo prolunga l'esistenza, ma la caratterizza e la qualifica consentendo all'individuo di riappropriarsi per così dire del passato o più ancora di ciò che conta il passato". (Antonio
Filippetti)
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