Piero Antonio Toma

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Piero Antonio Toma

    giornalista professionista

La galleria dei giornali pensati e "prodotti" a Napoli dall'autore di questo sito è pressoché sconfinata. Tutti hanno avuto due minimi denominatori: un insuccesso quasi immediato (con qualche eccezione) e la raffinata grafica della testata e della "gabbia" firmata da Vittorio Bongiorno.
Provo a elencarne alcuni, principiando proprio da "Obiettivi oggi", un settimanale sorto in via Depretis dove si scriveva di economia e in particolare di mare, porto e trasporti consanguinei. 
A sostenerlo per un semestre

giornale di napoli: obiettivi oggi

ci si mise generosamente il portafoglio di operatori marittimi, che per antonomasia sono…genovesi di nome e di mano… Eppure ci… cascarono anche loro. Nel senso che non soltanto il sottoscritto, ingenuo e con la testa fra le nuvole, ma soprattutto loro, lupi addestrati alle rotte più perigliose, avrebbero dovuto subodorare che il nostro amministratore era quel poco di buono  che dimostrò di essere incamerando i soldi, da qualsiasi parte provenissero,

"dimenticando" di saldare tipografia, fitto dei locali della redazione, i giornalisti che ci collaboravano… Insomma il giornale finì quando stava decollando alla grande....
Il punto da cui ero partito per "Obiettivi oggi" era che Napoli era poco adusa ad avere fra le mani un giornale non soltanto economico-politico, ma soprattutto anche marittimo. Per la verità ce ne erano già stati fogli nei decenni precedenti, e a farsene promotori i tre moschettieri del porto-mare: Arturo Assante, Libero Lo Sardo e Calogero D'Antonio. Io aspiravo ad altro, non ad un giornale di nicchia per specialisti e addetti ai lavori, ma soprattutto ad un foglio che richiamasse un pubblico di lettori più vasto. Ci potevo perfino riuscire.

Reciso sul nascere risorse insopprimibile il cordone ombelicale che mi teneva legato a quello che mi sembrava allora (e, ahimé, anche negli anni successivi) essere il mio ubi consistam infibulato nel produrre giornali. Appena pochi mesi dopo la brusca e imprevista uscita di scena di "Obiettivi oggi", ecco avanzare un altro settimanale di più schietta (e faziosa) testimonianza politica con velleità nazionale (in sedicesimo il "Corriere della Sera" che tutti allora in provincia aspiravamo a emulare finendo miseramente nel produrre giornali pretenziosi e senza lettori e nel buttare quattrini dalla finestra). Si chiamò "Giorni 7".

Ci demmo sotto in tre, mio cugino Attilio e Vittorio. Un bel trio, a mio dire, ma di asmatico respiro finanziario, il cui mantice era azionato dal mio già non florido conto in banca. In questa seconda esperienza ha giocato un ruolo scaramantico il numero 7, dai giorni della testata si propagò sulle settimane in cui sopravvisse. E fu tutto. Nel frattempo avrei dovuto tenere fede ad alcune cambiali firmate al tipografo. E per alcuni anni la rata mensile mi servì di lezione dal ritentarci. Nel suo genere "Giorni 7" fu "unico". 

giornale di napoli - giorni 7

Tanto per darvene cenno, ospitava in prima pagina le "strisce" dei fumetti di Vittorio Bongiorno al posto degli articoli di fondo o editoriali. Una cosa mai vista nemmeno ora a più di trent'anni di distanza.
Non potendo assecondare la mia insana passione in proprio, approfittai di un locale che nel frattempo avevo preso in fitto alla Riviera di Chiaia di Napoli per farne sede di iniziative, le più disparate, come un organo sindacale di una corrente dei giornalisti campani e ospitandone altre pilotate da amici e colleghi, come "Scuola Informazione", il primo mensile distribuito gratuitamente nelle scuole.
Alla Riviera fra il 77 e il 78, fiorì per opera del collega Antonio Filippetti, "Telecorriere", il primo settimanale 

locale dei programmi radiotelevisivi. Insomma, se io ne ero fuori, almeno mi contentavo di goderne di riflesso.
L'astinenza non durò a lungo. Non poteva durare. Unico distinguo, la testa messa più a partito di prima. "Napoli Fiera" e "La Gazzetta della Fiera", i due periodici si affiancarono alle esposizioni della Mostra d'Oltremare e che di loro avevano di buono l' essere finanziariamente attivi. Non mi pareva vero. non essendovi abituato.
Tanto non ne ero
abituato che corsi quasi subito a porvi 

la gazzetta della fiera

rimedio con "La Gazzetta della Campania" cui devo di avermi fatto perdere quanto andavo raggranellando con i primi due.
Per fortuna seguì un decennio sabbatico a scrivere e a collaborare con giornali d'altri. Speravo di essere guarito dalla sindrome di editore-giornalista. Mi illudevo. Nel gennaio 1988, dopo alcuni mesi di faticosa gestazione, diedi vita alla serie di NAPOLI Guide, un periodico illustrato dalla formula singolare, monotopografica, cioè 
ogni 

Napoli guide - Vomero

numero riservato ad una parte della città. Piazza, strada o quartiere che fosse. Fino al dicembre 1994 ne sono usciti 22 numeri. La formula parve subito incontrare il favore dei lettori. Specialmente di coloro che abitavano nei luoghi via via richiamati dalla rivista. A richiamarli, a rivisitarli, a riscoprirli, un viaggio fra passato, presente e futuro, e in tappe alternantisi fra il "sopra" e il "sotto" di una città che si prestava ad essere "illustrata" per due fondamentali ragioni:

a) Napoli è l'unico grande centro italiano in cui i suoi abitanti sono rimasti negli stessi luoghi almeno da mezzo millennio. Da Giambattista Vico, e anche da prima, i napoletani sono sempre gli stessi negli stessi luoghi. 
b) Non esiste una grande città italiana come Napoli ad essere così, storicamente e fisicamente "sovrastrutturata", il suo sottosuolo, anzi meglio i suoi sottosuoli formando per estensione e per epoche un'altra città, o "altre" città, dalla greco-romana alla bizantina. 
Rispetto alle altre pubblicazioni localistiche NAPOLI Guide si è distinta anche per la straordinaria presenza di noti scrittori, poeti, giornalisti, romanzieri, intellettuali "forestieri", cioè italiani e stranieri. Il che ha contribuito non solo a elevare l'autorevolezza della rivista ma anche a far circolare su Napoli testimonianze tanto referenziali quanto creative.

E mentre NAPOLI Guide, internazionalizzante esercizio di pubblicismo alto, declinava per il fuggi-fuggi delle imprese pubbliche sue sostenitrici di pubblicità, ecco che per legge di contrappasso provai a fondare un giornale di quartiere. E quale si presta meglio del Vomero, il collinare "meno napoletano" che ci sia per essere nato buon ultimo, poco più di un secolo fa, rispetto ai due mila e passa anni di molti altri e per essere collocato in alto, quasi a sovrastare la città pur tenendosene

Napoli guide - Galleria

distante o tenendola a distanza? E soprattutto quale (e unico) quartiere meglio omologato nel lavoro, nei costumi e nel censo, tipicamente piccolo e medio borghese, senza gli alti e bassi della città bassa, con ricchi e poveri a conviverci gomito a gomito da secoli? Non c'era dubbio, un quartiere "unico". C'era dell'altro, tuttavia. Convinto come ero e come sono che di informazione generalista e globalizzante si può anche morire per overdose, di quella diciamo sotto casa invece siamo piuttosto all'oscuro essendo andate parecchio in disuso le tradizionali cinghie di trasmissione, come barbieri, sacrestie e via di seguito. 
Così plagiai una trentina di amici e amici degli amici perché sottoscrivessero la quota di 500 mila lire di una nuova cooperativa editoriale. Il primo numero del settimanale "Vomero news" uscì a metà novembre 1994 in contemporanea con l'ultimo di NAPOLI Guide. 

giornale di napoli - vomero news

E' morto il re, viva il re. Per alcuni mesi tutto sembrava andare a gonfie vele per un giornale coraggioso che pareva essere apprezzato dai lettori e dai suoi principali potenziali sottoscrittori di pubblicità. La prima impressione si rivelò invece una fata morgana. Come si fa infatti a ingaggiare battaglie a favore di via Scarlatti pedonalizzata o avverso la costruzione di un silo per auto a San Martino e poi pretendere che i commercianti, che invece ci puntavano le proprie speranze, foraggino un tale foglio?

Pur di resistere, da settimanale "Vomero news" rallentò le uscite ogni mese, e dalla vendita in edicola venne distribuito gratis. Finì come doveva finire. Nel dicembre 1997. 
Qualche anno dopo, riuscii a mettere a frutto un progetto dimenticato nel cassetto. Un mensile per invogliare a leggere specialmente i giovani, gli unici che possono ancora modificare le proprie abitudini, e non gli altri, gli anziani sempre più refrattari a modificarle per ragioni ...arteriose. 

rivista di libri - leggere leggero

Coltivavo anche il sogno di migliorare la sorte di editori e librai locali diffondendone prodotti e attività. 
Così trovai un giovane editore come Piero Graus che dal settembre 2001 mi ha tenuto  bordone nel pubblicare "Lèggere Leggèro". Un giornale che sfruttando la kunderiana leggerezza strizzava l'occhio ai destinatari del giornale per dire loro che alla fin fine leggere aiuta a vivere, per dirla con Flaubert. Il che non era e non è poco, a pensarci. 

 

PROFILO

 

Giornalista
professionista

Direttore
di riviste e agenzie

Saggista

Autore di biografie

 

Via Tito Lucrezio Caro, 20 - 80123 Napoli
tel. 081 5753975    fax 081  2154159
email info@pieroantoniotoma.it

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